Auguste Comte (1798-1857) è il fondatore di una scuola di pensiero francese che divenne famosa per il suo resoconto enciclopedico delle scienze, nonché per la sua esposizione di ciò che è stato progettato come una via d’uscita da uno stato di crisi intellettuale e morale. Questo saggio dimostra che esiste un legame tra la diagnosi di crisi e la ricerca della felicità nel fondamento del positivismo di Comte. Inizia distinguendo la nozione di positivismo di Comte da quella di una scienza senza valore., Analizzando l’uso peculiare di Comte del termine felicità, il saggio mostra che la felicità è intesa come il risultato della convergenza (consenso) di tre componenti: una concezione scientifica del mondo, i sentimenti di amore e venerazione e un’attività saggiamente ordinata., Il saggio dimostra poi che la prima di queste componenti è di primaria importanza in quanto è quella di inquadrare un nuovo orizzonte entro il quale l’uomo è atteso a tornare a uno stato d’animo sano, a rimodellare sia le sue speranze che le sue attività, e a scoprire la propria partecipazione ad un ordine supremo che agisce attraverso le leggi della natura come attraverso quelle della civiltà in cui vive. Trasmettere questo nuovo orizzonte ai cittadini di una Repubblica duratura è la missione “sacra” della sociologia., Il saggio conclude sottolineando che la concezione di Comte della felicità può essere valutata come unificante di alcune qualità principali della vita in quanto sono classificate nella quadruplice matrice di Ruut Veenhoven.